Salvaguardare la salute dei cittadini: no all’innalzamento dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici generati dalle radiofrequenze come previsto nel PNRR.
c.a.
Presidente del Consiglio, Mario Draghi
Presidente della Camera, Roberto Fico
Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati
Egregi Presidenti
vogliamo portare alla Vostra attenzione quanto potrebbe accadere nel nostro Paese in tema di limiti sui campi elettromagnetici che, come sta ampiamente dimostrando la ricerca scientifica, sono non solo tra i più protettivi in Europa ma anche allineati a quelli di altri Paesi europei.
In Italia, infatti, il limite massimo di esposizione al campo elettrico a radiofrequenza (CEMRF) è di 20 Volt/metro (40 V/m per le onde centimetriche), ma si tratta di un limite valido per esposizioni brevi od occasionali, mentre il tetto di radiofrequenza (valore di attenzione) per il campo elettrico generato dalle radiofrequenze, per esposizioni all’interno di edifici adibiti a permanenza non inferiore a quattro ore giornaliere, è di 6 Volt/metro (DM 381/ 98 e DPCM 8/7/2003).
Gli enti, le associazioni, i comitati cittadini sottoscritti sono preoccupati per la tutela della salute e dell’ambiente e lo sono ancora di più dopo che la Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera ha espresso parere favorevole alla valutazione dell’innalzamento dei limiti di esposizione elettromagnetici correlati a un rischio emergente di inquinamento, dettato anche dalle nuove esigenze di digitalizzazione, tra cui lo sviluppo della tecnologia 5G.
Non siamo affatto preoccupati dello sviluppo di digitalizzazione per il nostro Paese, servizio e tecnologie che la pandemia ha messo in evidenza come auspicabili e necessari anche per superare le disuguaglianze sociali che abbiamo vissuto in questi mesi; ma il parere del 24 marzo u.s., espresso dalla IX Commissione Permanente della Camera, circa la proposta di adeguamento dei limiti di immissione elettromagnetica (Osservazione 15) a quelli vigenti nei Paesi Europei meno cautelativi in materia, di 61 V/m, suscita in tutti noi grande preoccupazione.
Il limite di 61 V/m non tiene conto delle numerose evidenze scientifiche che hanno ormai dimostrato la presenza di effetti biologici non termici anche molto gravi, fino a forme tumorali. Va sottolineato, in proposito, che i livelli di riferimento di cui all’allegato III della Raccomandazione del Consiglio CE 1999/519/CE di 61 V/m, validi solo per gli effetti termici, unici effetti considerati nella Raccomandazione, risultano 100 volte superiori a quelli italiani, quando confrontati con i nostri valori di attenzione. Infatti, la stessa Raccomandazione nel Considerando, precisa che: “l’obiettivo è la protezione della popolazione e pertanto essa si applica in particolare ai luoghi in cui singoli cittadini permangono per un tempo significativo rispetto agli effetti contemplati dalla presente raccomandazione” – e perciò i livelli di riferimento della Raccomandazione vanno confrontati con i valori di attenzione, non con i limiti di esposizione, italiani – e che “gli Stati membri hanno facoltà, ai sensi del Trattato, di fornire un livello di protezione più elevato di quello di cui alla presente Raccomandazione” – cioè i tetti di radiofrequenza italiani sono adeguati a quelli europei perché sono contemplati come quelli adottati dai Paesi più virtuosi.
Il livello di protezione dei 6 V/m in Italia è vigente da 23 anni. Asserire che i limiti italiani sono inferiori solo di tre volte a quelli europei, quando lo sono di 100 volte in termini di densità di potenza e 10 in termini di campo elettrico, è riduttivo e fuorviante rispetto alla reale entità del cambiamento e contrasta con il principio di non rilassamento del livello di tutela ambientale che gli Stati membri della UE si sono impegnati a rispettare con i Trattati. Qualora tale proposta venisse accolta nella normativa nazionale, non potremmo che ravvisarvi motivate criticità sul piano sanitario e ambientale.
Nel 2011 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’OMS (IARC) classificava i CEMRF, soprattutto quelli generati dal telefono cellulare, come “possibili cancerogeni per l’uomo” per l’aumento di tumori del cervello e del nervo acustico nell’area ipsilaterale con l’uso del telefono mobile osservato in studi epidemiologici negli utenti che avevano fatto un uso intenso del telefono cellulare. Nella comunicazione della IARC pubblicata nel 2013, fu precisato che una classificazione più severa non era stata allora possibile per la carenza di studi adeguati su animali da laboratorio a supporto dell’osservazione nell’uomo.
In realtà, già nei primi anni 2000 erano stati avviati due studi di dimensione adeguata, uno negli USA dal National Toxicology Program del governo americano, l’altro dall’Istituto Ramazzini di Bologna, due dei più importanti laboratori di ricerca sugli inquinanti ambientali. Entrambi questi enti di ricerca negli ultimi 40 anni hanno contribuito con le loro ricerche alla regolamentazione di importanti agenti quali il cloruro di vinile monomero, il benzene, la formaldeide, l’amianto. Gli studi sui CEMRF dei due laboratori sono stati completati e i risultati sono stati pubblicati nel 2018. Entrambi hanno rilevato aumenti statisticamente significativi di tumori maligni del cervello e delle cellule del sistema nervoso periferico (cellule di Schwann), proprio gli stessi tumori osservati in eccesso negli studi epidemiologici sui grandi utilizzatori di telefoni cellulari. Questi rari tumori sono stati osservati sperimentalmente anche per esposizioni pari a 50 V/m, cioè inferiori ai 61 V/m che costituiscono il livello di riferimento della Raccomandazione europea, ma superiori tanto al limite di esposizione occasionale, 20 o 40 V/m in dipendenza della frequenza, quanto al valore di attenzione, 6 V/m, italiani.
I risultati di questi due studi sperimentali hanno indotto lo specifico gruppo di lavoro della IARC ad inserire la rivalutazione dei CEMRF in calendario come priorità per il periodo 2020-2024, e quindi a breve termine.
Non si comprende, quindi, la richiesta di innalzamento dei limiti di esposizione ai CEMRF in Italia, che ripetiamo essere tra i più cautelativi al mondo, che si accompagna al rilascio di nuove bande di frequenza per il servizio di telefonia, alcune utilizzate con il 5G: un innalzamento non è necessario ed quanto meno inopportuno, considerando i pericoli emersi da studi sperimentali ed epidemiologici sulle frequenze già in uso e l’incognita costituita da quelle che devono essere ancora rilasciate.
Gli enti, le associazioni, i comitati cittadini sottoscritti chiedono rispettosamente:
- di coinvolgere tutti i Ministeri competenti, a partire da quello della Salute, nel processo di valutazione di eventuali innalzamenti dei limiti di protezione relativi alle radiazioni elettromagnetiche. E di vigilare su questi perché il Governo non dissipi il patrimonio di civiltà acquisito in Italia, con riguardo alla protezione dall’inquinamento elettromagnetico, osservando il principio di non rilassamento e garantendo un alto livello di protezione della salute e dell’ambiente, della popolazione, dei lavoratori e dei consumatori, coerentemente con l’impegno preso con i Trattati Europei.
- consentire lo sviluppo sostenibile di tecnologie utili, ma potenzialmente impattanti sulla salute e sull’ambiente come quelle che producono inquinamento elettromagnetico, garantendo il rispetto dei Principi di Precauzione e di Prevenzione. A tal proposito chiediamo che venga acquisito un rapporto indipendente da conflitti di interesse, analogo a quello che il Parlamento Europeo ha appena prodotto su “5G e impatto sulla salute”, redatto dalla ricercatrice italiana Fiorella Belpoggi (Istituto Ramazzini), anche lei firmataria di questa lettera o a quello recepito dal Parlamento Italiano, con la Mozione 1-00360/1999 votata all’unanimità alla Camera dei Deputati e senza voti contrari al Senato, alla cui redazione hanno contribuito altri firmatari di questa lettera.
- mantenere per i campi elettrici generati dalle radiofrequenze all’interno di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere, il valore di attenzione di 6 Volt/metro;
- riportare la misurazione del campo elettrico o della densità di potenza dell’onda elettromagnetica per i controlli dei Comuni e delle ARPA a medie sui 6 minuti invece che nelle 24 ore, come prevedeva la norma tecnica CEI 211-7. La conseguenza della modifica introdotta dal decreto legge del Governo Monti n. 179/2012 è quella di ignorare i picchi di esposizione più significativi durante gli orari di maggior traffico dati;
- mantenere e favorire lo strumento del regolamento Comunale come forma di pianificazione territoriale e tutela sanitaria, in particolare per categorie particolarmente vulnerabili (Legge 36/2001 art.8 comma 6);
- finanziare ricerche indipendenti, epidemiologiche e sperimentali, sulle onde centimetriche del 5G a 26 GHz (non ancora studiate in maniera adeguata,) finalizzate ad approfondire i possibili impatti sulla salute.
Signori Presidenti, vorremmo in conclusione sottolineare che, nella presente situazione, l’ipotesi di un rilassamento del livello di tutela della salute della popolazione, dei residenti e dei consumatori, nonché dell’ambiente, con l’innalzamento dei livelli di esposizione ai CEMRF potrebbe generare effetti sanitari dannosi nonché sollevare motivate preoccupazioni nell’opinione pubblica. Dunque, a nostro avviso, non essendoci motivazioni tecnologiche, ma solo ed esclusivamente economiche degli operatori interessati, le chiediamo di respingere ogni proposta di innalzamento dei limiti più volte esplicitata dalle imprese del settore.